Picture by Andrea Vialardi
Picture by Andrea Vialardi

A tu per tu con l’ex-chitarrista dei Whitesnake, che il 14 novembre scorso si è esibito al Fast and Furious di Genova

«Iniziai a suonare la chitarra quando vidi i Beatles in TV.. » racconta Bernie Marsden all’inizio della nostra chiacchierata al Fast and Furious di via D’Annunzio. Tra meno di un’ora salirà sul palco per un live in compagnia della coverband dei Purplesnake e poco dopo il soundcheck lo incontriamo per una breve intervista. Pare strano parlare con lui della ʻSwinging Londonʼ degli anni’60 nel cuore dei caruggi genovesi e, caso vuole, a due passi dalla casa natale di un ‘certo’ Niccolò Paganini. Ma Marsden sembra a proprio agio per le vie del centro, mentre ricorda, sorridendo, i suoi primi passi nel mondo del rock’n’roll. «All’epoca non badavo molto alle canzoni, ero solo un ragazzino e amavo i fab four per il loro atteggiamento, per come si presentavano. Solo più tardi ho iniziato a dare il giusto valore alla musica e ho deciso che poteva diventare un mestiere”

Marsden la strada del rock l’ha imboccata tanto tempo fa e nel corso della sua lunga carriera ha fatto parte di band importanti, come Whitesnake, UFO, Cozy Powell’s Hammer, Babe Ruth, Wild Turkey, Paice Ashton Lord, The Company of Snakes e Moody-Marsden Band. Parallelamente, ha condiviso il palco e gli studi di registrazione con altrettanti nomi di spicco del panorama rock britannico e internazionale: Jack Bruce, The Allman Brothers Band, Brian May e Ringo Starr, per citarne solo alcuni. Ma se gli si domanda chi, fra questi, lo abbia maggiormente impressionato, risponde da vero gentleman: « è come domandare a qualcuno quale sia il proprio figlio preferito! Non potrei scegliere. Ogni artista con cui ho suonato ha qualità differenti. Il fatto è che quando suoni con musicisti di tale livello ti diverti e si crea sempre un momento magico. Questo è ciò che ti resta impresso.»

E Marsden di momenti magici ne ha vissuti parecchi durante la sua permanenza- tra il ’78 e l’82- nella storica band hard-rock dei Whitesnake, con i quali ha portato al successo canzoni come “Ain’t no Love in the Heart of The City”(cover di un noto brano di Bobby Bland.) e ha firmato alcune pietre miliari del repertorio eighties, come “Here I Go Again”e “Trouble”. Quest’ultima presente anche nel suo ultimo album “Shine” (Provogue Records 2014), proposta in una riedizione che si è avvalsa della voce dell’amico David Coverdale, come ci racconta: «Quando ho chiesto a Coverdale di cantare nel mio nuovo album e lui disse di sì, gli proposi di fare una delle canzoni che abbiamo scritto insieme, perciò la scelta ricadde su Trouble. Allora gli mandai una versione fatta con le chitarre acustiche, ma Coverdale l’ha cantata in maniera così potente che ho dovuto reinciderla aggiungendo le chitarre elettriche, la batteria ecc.. Il risultato è stato davvero grandioso».

 

Un album dove la riuscita della coppia Coverdale/Marsden non si smentisce a distanza di anni e dove, nondimeno, il chitarrista si è avvalso di altre collaborazioni importanti come Joe Bonamassa, Jan Paice e Don Airey. E non c’è da sorprendersi, dato che nel

corso degli anni lo stile sanguigno di Bernie Marsden, intriso di blues ma anche della potenza dell’hard rock, ha attirato su di sé l’attenzione di nomi illustri della ‘hall of fame’ , come Paul McCartney, che nel ’78 gli propose di aggregarsi ai Wings. Lo stesso Marsden smentisce invece le voci che lo videro come papabile sostituto di Ritchie Blackmore nei Deep Purple: «Questa notizia non è vera, è uno di quei rumour che girano in rete. In realtà non ho mai conosciuto i “ragazzi”. Conobbi solo John Lord e Ian Paice dopo che il gruppo si era sciolto» replica divertito, facendoci capire che la nostra chiacchierata volge al termine e che è giunto il momento di congedarsi. Il palco ‘chiama’ e passerà molto tempo prima che Bernie Marsden appenda, per così dire, la chitarra al chiodo:« Ho intenzione di stare ʻon the roadʼancora a lungo. La gente ama il rock’n’roll e il rock è ciò che amo fare e che faccio da tanto tempo» conclude sorridendo. Accenna, infine, un saluto di rito all’Italia e ai suoi vanti: «è piacevole essere qui.. Amo l’Italia, con la sua buona cucina, il buon vino e le sue belle donne..Forza Italia!» Supponendo che lo slogan di commiato sia un riferimento alle glorie sportive del Bel Paese e non ad altro, ringraziamo Bernie Marsden per la disponibilità e lui contraccambia con una stretta di mano possente. Il pubblico lo attende. Imbraccia la chitarra e sale sul palco, per dare vita, ancora una volta, ad una performance da ricordare.

http://www.youngmusicwriters.it/war/there-is-love-the-heart-of-genova-bernie-marsden-si-racconta-nel-capoluogo-ligure